
L’addestramento dolce del cavallo
La doma gentile o addestramento dolce
L’addestramento dolce detto anche doma gentile o naturale, è un tipo di comunicazione naturale che si ha con il cavallo per domarlo che è basata quasi esclusivamente sul linguaggio del corpo. Nel mondo anglosassone l’addestramento dolce è noto anche come natural horsemanship. Vediamo ora in cosa consiste l’addestramento dolce
Lavoro da terra preparatorio all’addestramento dolce
Quando si sale la prima volta sulla sella del cavallo è solo l’ultima fase del lavoro preparatorio che si fa a terra ed è anche la prima di quello sul cavallo montato. Occorre quindi arrivare a questo momento con una preparazione adeguata che deve predisporre il puledro a vivere l’esperienza senza avere particolari traumi o stress. Questo momento incide sul futuro del cavallo dal punto di vista sia psicologico che fisico ed emozionale: si tratta di qualcosa che resterà impressa al cavallo per tutto il resto della vita. Perciò deve viverlo come una cosa “naturale” fin dal primo approccio.
La prima volta che si sale in sella è una sessione breve di lavoro e non si deve pretendere troppo dal puledro. È necessario “registrare” nella mente del puledro poche semplici cose da eseguire e avere aspettative ridotte e allo stesso tempo molte ricompense. In questo modo si da al puledro la voglia di collaborare e ovviamente di apprendere.
Occorre valutare bene le condizioni per una doma perché questa può variare in funzione dell’esperienza di chi addestra e delle caratteristiche del cavallo da domare. È bene evitare di essere portato alla corda da un’assistente perché questo approccio risulta più pericoloso del fatto di lasciare libero il puledro. La reazione del puledro quando saliamo in sella la prima volta dipende dal lavoro che si è fatto precedentemente. Se questa è positiva allora la preparazione è stata corretta, se è negativa forse non si era pronti.
La fase della sella nell’addestramento dolce
Una volta giunti, nella doma, al momento della sella, è necessario proporre al cavallo, prima di salire, i movimenti, i rumori e l’odore che ne derivano. Infatti occorre dare al puledro il tempo necessario per conoscere l’attrezzatura: anche se il puledro è già abituato a oggetti posti a terra, non è detto che li accetti sopra di lui. Il miglior approccio, per non farsi male, è la desensibilizzazione.
Si tratta di un metodo piuttosto efficace per riuscire a insegnare al puledro a non temere la sella: per quanto riguarda i movimenti da fare con le gambe al momento di montarlo, bisogna desensibilizzarlo alle staffe. La cosa importante da fare per una desensibilizzazione corretta del cavallo, è fermare il movimento e premiare il cavallo solo quando si rilassa.
L’uso della frusta nell’addestramento dolce
L’uso di una frusta, così come degli speroni, è una cosa delicata in equitazione. Non è un’attrezzatura che va demonizzata da parte di chi vuole fare un addestramento dolce sempre se usata in modo corretto. È importante far sì che il puledro non associ a un oggetto una certa azione ed un solo comportamento conseguente. Oltretutto non ci devono essere attrezzature che il puledro teme, ma solo attrezzature che deve rispettare e che variano di significato a seconda delle intenzioni e dell’energia del cavaliere in quel determinato momento.
La frusta può comunicare al puledro diversi significati, a seconda di come la si usa in quel momento. Le sensazioni non devono essere negative per forza, ma possono anche essere piacevoli o rilassanti. Con la frusta si può massaggiare, toccare, grattare, desensibilizzare, accarezzare, oltre che spronare, incitare o incentivare. Il puledro non deve associare alla frusta, soltanto il significato di velocizzarsi o fuggire.
Non deve temere il suo rumore se la frusta schiocca o rotea attorno a lui e deve imparare a capire le intenzioni o i comandi che il cavaliere vuole comunicargli imparando a leggere il linguaggio del corpo a prescindere dall’oggetto che il cavaliere ha in mano.
Il contatto nell’addestramento dolce
Nell’addestramento dolce bisogna insegnare al cavallo ad accettare il peso del cavaliere stabilendo un contatto con lui. Un contatto non solo fisico ma mentale. I cavalli infatti amano un contatto fisico tra loro: per loro è una forma di comunicazione importante. Il puledro in fase di crescita stabilisce un contatto costante sia fisico che mentale con la madre, attraverso cui lo protegge, lo guida e gli trasmette le conoscenze necessarie per sopravvivere. Quando è adulto usa ancora il contatto per stabilire i rapporti con il branco e per comunicare ed esprimere i sentimenti, oltre che per stabilire gerarchie o alleanze con i simili.
Domare un cavallo non è mettergli una sella e aspettare che il puledro si abitui ad esse per poi salirci sopra. Domare è innanzitutto far accettare al puledro il cavaliere stabilendo un contatto e chiedendogli una relazione. In questo modo si conquista la fiducia e si dimostra al puledro di poterla meritare.
Mettere al cavallo la sella e il resto, sono una conseguenza dell’accettazione fisica e mentale. Occorre rispettare la sequenza per realizzare un addestramento dolce che non incontri resistenze da parte del puledro aumentando gradualmente i tempi di apprendimento. Prima far accettare al cavallo il peso del cavaliere occorre stabilire un rapporto di rispetto e fiducia con lui.
Salire sul al cavallo senza la sella, toccarlo, fargli ascoltare il respiro e il battito del cuore del cavaliere è una cosa ‘magica’ che il puledro avverte e che lo rilassa. Un’esperienza coinvolgente e unica che gli consente di accettare il peso del cavaliere in modo del tutto naturale stabilendo con lui un legame speciale prima della doma.
Equitatus
Articolo molto interessante. Complimenti!